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CANTO SECONDO
1
Io vi cantai, segnor, come a battaglia
Eran condotti con molta arroganza
Argalia, il forte cavallier di vaglia,
E Feraguto, cima di possanza.
L’uno ha incantata ogni sua piastra e maglia,
L’altro è fatato, fuor che nella panza;
Ma quella parte d’acciarro è coperta
Con vinte piastre, quest’è cosa certa.
2
Chi vedesse nel bosco duo leoni
Turbati, ed a battaglia insieme appresi,
O chi odisse ne l’aria duo gran troni
Di tempeste, rumore e fiamma accesi,
Nulla sarebbe a mirar quei baroni,
Che tanto crudelmente se hanno offesi;
Par che il celo arda e il mondo a terra vada,
Quando se incontra l’una e l’altra spada.
CANTO TERZO
1
Segnor, nell’altro canto io ve lasciai
Sì come Astolfo al Saracin per scherno
Dicea: Briccone, non te vantarai,
Se forse non te vanti ne l’inferno,
Di tanti alti baron che abattuto hai.
Sappi, come io te piglio, io ti governo
Nella galea. Poi che sei gigante,
Farotte onore, e serai baiavante.
2
Il re Grandonio, che sempre era usato
Dire onta ad altri, e mai non l’ascoltare,
Per la grande ira tanto fu gonfiato,
Quanto non gonfia il tempestoso mare,
Alor che più dal vento è travagliato,
E fa il parone ardito paventare.
Tanto Grandonio se turba e tempesta,
Battendo e’ denti e crollando la testa,
and so on